Serata inaugurale per la cantina Antonelli che ha presentato in anteprima l’opera di ampliamento che ospita reparto affinamento e terrazza panoramica sui vigneti
Si è tenuta questa settimana l’inaugurazione della nuova area della cantina Antonelli San Marco. Taglio del nastro alle ore 19.00 e per il pubblico è stato possibile visitare l’ampliamento in anteprima.
La realizzazione dell’opera, seguita dall’architetto Baldinotti, arriva a 20 anni dall’ultimo ampliamento (anno 2001). La struttura preesistente si collega alla nuova cubatura tramite un tunnel sotterraneo che è stato realizzato anche con un altro scopo molto importante: condizioni di temperatura e umidità ottimali per l’elevage delle bottiglie di metodo classico di Trebbiano Spoletino, degustato in anteprima (produzione di appena mille bottiglie, annata 2019) durante l’inaugurazione con un primo accostamento gastronomico a firma Piero Marchi di Meunier Pizza&Champagne (Corciano), pizzeria premiata tra le 100 Migliori Pizzerie d’Italia da 50 Top Pizza, farcite con i salumi della famiglia Antonelli (allevamento di suini allo stato brado). Dopo l’aperitivo, che si è tenuto nel piano interrato della nuova realizzazione, in mezzo alle botti di rovere già alloggiate e riempite di Sagrantino, siamo saliti nel piano superiore per la cena curata da Giulio Gigli, chef Ristorante Une (Capodacqua di Foligno), giovane e promettente chef umbro che in poco più di un anno ha già conquistato i palati di molti critici. La sala è circondata da vetri che consentono una visuale a 360 gradi sull’esterno. In particolare il “lato vigneto” è meraviglioso, di notte con delle luci che illuminano i filari, e di giorno con la vallata ben visibile. Siamo nel versante ovest di Montefalco, quello che si affaccia sui Monti Martani caratterizzato da terreni argillosi e ricchi di calcare, area definita “gran cru” per le sue caratteristiche uniche e la sua vocazione viticola.
Durante la cena e nel pomeriggio non sono mancati i vini della cantina Antonelli con un focus particolare su Sagrantino e Trebbiano Spoletino in verticali storiche guidate dal critico enogastronomico Antonio Boco, con Filippo Antonelli e gli enologi Massimiliano Caburazzi e Paolo Salvi.
Le annate scelte per la verticale di Trebbiano Spoletino sono state la 2021, 2019, 2016, 2013, 2010, 2007. Per il Sagrantino invece 1988, 1996, 1999, 2001, 2008 e 2016. Per quanto riguarda invece la cena sono state proposte le ultime annate dei due vini sopra citati, ma anche l’annata 2005 di Montefalco Rosso, che si è presentata in forma ed estremamente performante.
Una prima distinzione tra le caratteristiche delle diverse annate presentate la si può dare tenendo conto dell’andamento stagionale. Annate calde, come ad esempio la 2007, o fredde, come la 2013, hanno un’influenza diretta sulle caratteristiche dei vini, sia per le acidità che per il bouquet aromatico. E poi l’affinamento in bottiglia, che arricchisce i vini con le note aromatiche terziarie.
Per quanto riguarda le bottiglie degustate trovo che rispondano alla perfezione a questa naturale variabilità disegnata dall’andamento stagionale e dalla lavorazione in cantina, un fil rouge che è il marchio di “fabbrica” di casa Antonelli, che è tra le poche a poter presentare una verticale così proprio per la sua storica presenza sul territorio. Tra i Sagrantini spicca l’annata 2016, per la delicatezza di profumi, per il tannino che denota una perfetta maturazione, per la freschezza in termini di acidità e di beva tipica che ci si aspetta da un lord come il Sagrantino, senza togliere piacevolezza al sorso. Tra le annate storiche invece merita una menzione speciale la 1988, una delle prime produzioni della cantina (la prima è stata nel 1981), che ha aperto con note di agrume rosso, ha virato verso la bacca di ginepro e incenso, finendo con un accento balsamico di liquirizia. La 2001 mi ha colpito per la sua “territorialità”. Gli aromi ricordano la terra umbra, sottobosco e macchia mediterranea, la mora e ancora il balsamico mentolato.
La verticale del Trebium ha dato stimolo a molte riflessioni e domande sulla sua interessante longevità, perché il Trebbiano Spoletino ha dimostrato di non temere gli anni (anzi), e versatilità, croce e delizia di questo e molti altri vitigno. Tra le annate proposte si è distinta la 2010, particolare per andamento stagionale irregolare, che ha causato ritardi di maturazione. Una delle caratteristiche che il Trebbiano Spoletino presenta a volte in fase evolutiva è l’arma di idrocarburo, frutta esotica (papaya), spezie (indiane). Nel calice è stato all’unisono percepito il tipico profumo di tartufo bianco. Una curiosità riguardo questa molecola odorosa è che ha diversi livelli di percezione, a seconda della sua concentrazione e alla interazione con altre molecole altrettanto odorose vira perciò dal tubero bianco, al legume bollito, alle note canforate. In bocca tutte le annate hanno presentato una eccellente acidità, nella 2021 ci si aspettano grandi evoluzioni in bottiglia, le 2019 e 2016 hanno un ampio ventaglio aromatico, dal fruttato di agrume e frutta bianca, al floreale la prima, si aggiungono le erbe aromatiche (rosmarino), naso più dolce che ricorda la cera nel secondo. La degustazione di Trebbiano Spoletino si è chiusa con l’assaggio di Vigna Tonda 2019, macerato in anfora dal vigneto cru già presente nella prima mappa della tenuta datata 1902, reimpiantata nella sua caratteristica forma circolare seguendo i tratti di questo antico disegno.
Per quanto riguarda l’annata in corso in Umbria si sono presentate le stesse difficoltà avute un po’ in tutta Italia. La siccità iniziale ha destato molte preoccupazioni per quanto riguarda i livelli di maturazione ma sotto il profilo sanitario ha sicuramente arginato molto gli interventi in vigna. Le piogge estive hanno riequilibrato i deficit idrici e dato respiro al vigneto, mitigando le temperature, che per troppo tempo sono state molto al di sopra della media stagionale. Per Sagrantino e Trebbiano Spoletino c’è ancora da attendere qualche giorno prima della raccolta ma le stime indicano la 2022 come una stagione dalla quale aspettarsi dei prodotti di qualità ottima.
Per l’evento sono intervenuti Roberto Morroni, assessore regionale all’agricoltura, Luigi Titta, sindaco di Montefalco, Giampaolo Tabarrini, presidente del Consorzio tutela vini Montefalco, Fabio Rossi, presidente di Confagricoltura Umbria, Sandro Camilli, il neo-presidente nazionale Ais.
Antonelli San Marco

Tra le aziende più longeve della denominazione, la Antonelli San Marco è di proprietà dell’omonima famiglia fin dal 1881. Composta da 190 ettari in un corpus unico al centro della zona Docg di Montefalco, dal 2009 ha effettuato la conversione integrale all’agricoltura biologica certificata per tutte le produzioni. I terreni argillosi e ricchi di calcare, con origini geologiche diverse, formano delle colline austere circondate da boschi, dal microclima ideale per la vite e l’olivo. Dieci ettari sono dedicati ad oliveto, mentre sono circa cinquanta quelli destinati a vigneto, orientati prevalentemente a sud e ad ovest. Si coltivano varietà autoctone: Grechetto e Trebbiano Spoletino per i bianchi, Sangiovese, Montepulciano e Sagrantino per i rossi (Sagrantino di Montefalco e Rosso di Montefalco).
Al centro dell’Azienda, proprio sotto l’antica casa padronale, si trova la cantina, completamente interrata e progettata per la vinificazione a caduta. Una struttura dal basso impatto ambientale che prevede l’ingresso del pigiato nei fermentini, e il successivo scarico delle vinacce, senza l’uso di pompe, ma per gravità, garantendo un maggior controllo delle prime delicate fasi di fermentazione e macerazione, oltre ad un risparmio di risorse energetiche.